09/08/16 By Andrea

Se hai caldo, stai nel caldo…

“Se è caldo stai nel caldo, se è freddo stai nel freddo”

Questa frase, come spesso accade nelle affermazioni provenienti dalla Tradizione Zen (dalla quale è tratta), è contemporaneamente semplice e complessa.

E’ semplice perché non ci vuole molto a capire il significato letterale.

Complessa per tre motivi:

1) Pur riferendosi ad una situazione quotidiana, quasi banale, può essere estesa a situazioni differenti relative agli affetti, al lavoro, allo sport etc.

2) Possiede differenti livelli di comprensione, incluso quello più “basso” che è il totale fraintendimento. Infatti potrebbe essere percepito come un consiglio anti-risolutivo, visto che sembra sollecitare una sorta di rassegnazione e passività di fronte agli eventi.

3) L’eventuale comprensione degli altri livelli non garantisce la realizzazione pratica che può richiedere tempo (anche anni, quando si tratta di situazioni molto radicate nel profondo).

Partendo dal dare per scontato il primo punto, passiamo ad analizzare il secondo.

Escludendo il fatto che l’affermazione possa suggerire di rimanere passivi e inerti di fronte a situazioni scomode, fastidiose o difficili, ci troviamo di fronte alla possibilità di renderci conto che stare in qualcosa che non ci piace è già un atto di volontà, qualcosa che richiede attenzione ed energia.

E se proviamo a farlo, ci possiamo rendere conto di qualcosa di più sottile, e cioè la quantità di obiezioni mentali che aggiungiamo alla situazione, obiezioni che non hanno alcun potere di cambiare le cose ma che, anzi, aggiungono nervosismo, fastidio ed emozioni spiacevoli a quella che già non è la migliore delle condizioni.

Rimaniamo proprio “terra-terra”, sul piano letterale, visto che spesso è un modo più intelligente di affrontare le cose (e più funzionale) rispetto a quello “eruditico” che finisce troppe volte per complicarle e basta.

Se è una giornata molto calda – ogni riferimento è puramente casuale 🙂 – e nel percepire quella spiacevole sensazione nel corpo inizio ad obiettare mentalmente (o peggio ancora a trasformare le obiezioni in lamentele verbali) non cambio di una virgola la temperatura dell’ambiente ma aggiungo:

– Nervosismo e/o vero e proprio fastidio che può aumentare e diventare rabbia.

– Spreco di energia che confluisce nella creazione di pensieri negativi.

– Distrazione dal momento presente che diventa ulteriore spreco di energia.

– Cosa peggiore: tutto questo si riverbera nel corpo che reagendo a tali stati d’animo si scalda ancor di più.

Così mi ritrovo a non risolvere un bel niente ma a vivere ancor peggio la condizione già pessima.

In realtà, quindi, è proprio quella appena descritta una situazione di passività nei confronti della situazione, un subire totalmente la spiacevolezza degli eventi.

Invece, lo stare nel caldo, significa che posso comunque sentire una spiacevole sensazione nel corpo, ma mi risparmio di obiettare, lamentarmi, e in ultima analisi di peggiorare ancor più le cose.

In questo stato di maggior lucidità e centratura ho a disposizione molta più energia per cercare una vera soluzione, o quanto meno un modo per migliorare le cose.

O, forse, può accadere che mi accorgo che la sofferenza era più dovuta ai miei pensieri che alla realtà oggetiva…

Arrivando al terzo punto (rimanendo sempre nell’esempio del caldo), se sono abituato a non sopportare il caldo da anni, pur comprendendo il senso di utilità dello “stare nel caldo”, incontrerò probabilmente difficoltà nel farlo davvero.

Accadrà che dopo un po’ di sforzo mi ritroverò invischiato nelle solite obiezioni.

Ecco che allora mi rendo conto che una semplice affermazione può essere in realtà la traccia di un training da attuare con impegno e costanza, e non soltanto un meme da ripetere tanto per apparire saggio.

Questo riguardo al prendere alla lettera la celebre frase Zen.

Ora sta a te cogliere la possibilità di “esportare” questa comprensione nelle diverse situazioni della tua vita.

E naturalmente non intendo solo di fare la stessa cosa con il freddo. 😉