01/08/15 By Andrea

Teenagers, teatro, guerra…e un futuro possibile.

Avrei voluto scrivere questo post qualche mese fa, dopo la messa in scena di uno spettacolo nato da un progetto di Teatro Educativo che ho avuto il piacere e l’onore di condurre con le Scuole Medie di Civitanova Alta.

Poi si sono sovrapposti altri impegni ed altri argomenti ma, per fortuna, è arrivata la richiesta per poterlo riproporre all’interno del Futura Festival, sempre a Civitanova.

Così ieri sera, di nuovo, ho potuto vedere, da regista, quello spettacolo.

Ed ho rivissuto le stesse cose di quello precedente.

Le stesse emozioni, la stessa commozione.

E di nuovo ho potuto vedere ciò che poche volte ci permettiamo di vedere: il futuro possibile.

Troppo presi dalla crisi, dalla mala politica e dalla mala sanità (ma più spesso ancora dalla mala lingua, visto che il gossip sembra essere la cosa che ancora di più cattura la nostra già labile attenzione), troviamo difficilmente occasioni per vedere un potenziale nascosto esprimersi, e viverne interiormente la bellezza e la potenza.

Così ieri ho visto per l’ennesima volta un gruppo di dodicenni mostrare uno splendore di solito celato.

Per la maggior parte del tempo distratti, presi dalle chiacchiere (quasi impossibile da far cessare), a volte anche dai giudizi e dai pregiudizi che li trasformano di volta in volta in vittime o carnefici.

Spesso anche irritanti, per noi adulti che non capiamo come possano continuare a non ascoltare neanche una parola di quello che diciamo loro (ma… siamo sicuri che davvero non ascoltano?)

Eppure, quando hanno l’occasione giusta, lo spazio e il tempo adeguato, e ricevono una guida equilibrata che fornisce loro la sicurezza delle regole e la libertà dell’espressione nella stessa misura (ed occorre davvero fare i salti mortali per fare questo!), donano al mondo la visione di un potenziale dimenticato, l’energia e la luminosità di una vita che rivela di contenere il potere di commuovere, far riflettere, insegnare, divertire e sapere che si può molto più di quello che siamo abituati a pensare.

In particolare, poi, lo spettacolo di ieri, il cui titolo è “1915-2015 – Ho scritto lettere piene d’Amore” racconta della Prima Guerra Mondiale, intrecciando la lettura di lettere autentiche dei soldati in trincea con i vissuti dei ragazzi nella loro vita quotidiana; mixando in modo surreale musiche contemporanee per suscitare emozioni – belle e brutte – di allora.

Ed il finale è proprio collegato al discorso iniziale di questo post.

La possibilità di qualcosa che non ci aspettavamo.

Il finale è la messa in scena di qualcosa che, incredibilmente, contro ogni ragionevolezza e anche contro la legge, succede davvero in quella guerra:

La notte di una Vigilia di Natale, Inglesi e Tedeschi (che per tutto il giorno si erano sparati vicendevolmente) decidono in sordina di uscire dalle trincee e festeggiare insieme.

Si scambiano oggetti (lettere, sigari, foto), fanno battute (persino su chi vince la guerra, nello stesso stile di tifosi di calcio che parlano della Champions League), giocano persino una partita di calcio, Inghilterrea-Germania, con un elmetto come pallone.

E poi si siedono in torno ad un Falò. Cantano e pregano insieme.

Vivono un vero momento di Fratellanza, oltre ogni divisione.

E non la vivono per assecondare un’ideologia, un concetto etico o morale.

La vivono perché semplicemente sono a contatto con la loro umanità.

E, come ho letto in un libro che non ricordo (e lo condivido pienamente), la Fratellanza non è un’ideologia da realizzare, ma la condizione naturale dell’Essere Umano.

Quando non c’è la Fratellanza, è perché non c’è L’Essere Umano, non c’è contatto con se stessi…

Infine si salutano e…tutto torna come prima.

Apparentemente nulla è cambiato.

Ma, in realtà, qualcosa è cambiato. Per sempre.

Si è manifestata una nuova possibilità.

Perché se una cosa succede una volta, significa che è possibile.

Significa che è uscita del regno dell’impossibile, del “non si può”.

E se una cosa è possibile, se “si può”, significa che ci tocca accettare che la decisione spetta a noi.

Che siamo noi i responsabili.

Quando qualcuno ci mostra che è possibile, o lo scopriamo da soli, entriamo in una strada a senso unico.

D’ora in poi, per quella cosa…c’è sempre scelta.

E non abbiamo più scuse.

Ecco: ieri sera, ho visto quei ragazzi recitare, cantare, ballare e vivere tutto questo, vedendoli mostrare coraggio e forza d’animo nel mettersi in gioco su un palco, di fronte a quegli stessi adulti che, anche se a fin di bene, li giudicano, gli danno i voti, gli dicono cosa è giusta e cosa no.

E, probabilmente senza rendersene troppo conto, li ho visti mostrare a loro volta una via quegli stessi adulti.

Li ho visti, probabilmente senza volerlo, educare quegli adulti, risvegliarli dal sonno dei “problemi dei grandi” e mostrare loro che è possibile molto più di quanto pensano.

Non so in, quanti, tra quei “grandi”, se ne sia accorto.

Io si.

E spero con questo post di fare in modo che tanti altri se ne accorgano…

Per concludere, qui sotto trovate il video della canzone di Paul Mccartney che narra di questo incredibile evento accaduto durante la Prima Guerra Mondiale.

Pipes Of Peace