01/01/12 By Andrea

UNA RIFLESSIONE PER INIZIARE IL 2012

Tradizione. Antichità. Primordi.

Termini spesso fraintesi, abusati e anche, a volte, persino derisi.

Eppure sono termini che, come mappe di un tesoro, potrebbero esserci d’aiuto.

Proprio in questo periodo così confuso e pieno di motivi per aver paura del futuro.

Ecco perché ho deciso di proporre per l’inizio di questo 2012 un brano che, a mio parere, possa fornire degli spunti di riflessione interessanti rispetto ai suddetti termini.

E il mio augurio è che tali spunti possano significare per voi l’inizio di una ricerca verso un miglioramento reale in tutti gli ambiti della vostra vita.

E anche, se vi va, l’inizio di un crescente sincero desiderio di migliorare questo “mondo moderno” in decadenza.

PS: il testo non è breve, ma vale la pena leggerlo tutto. E’ interessante sapere che è un testo scritto nella prima metà del ‘900 e non di recente! Buona lettura!

Tratto da “Introduzione alla Magia Vol.III”, pagg. 93-94, a cura del Gruppo di Ur.

“Quando diciamo ‘antico’ intendiamo ciò che è valido, perenne, tradizionalmente autentico nel passato dell’Oriente e dell’Occidente, remoto o prossimo poco importa, dottrinale o sociale, purché rifletta nella varietà dell’espressione la grande luce del Sopramondo.

Oltre i Libri Sacri, vi sono i simboli, vi è l’arte sacra, vi è, infine, ogni forma di quelle attività che, nel passato, si riconnettevano sempre ad una verità d’ordine superiore, pur nell’umile utensile e nella fabbricazione e destinazione degli oggetti d’uso comune.

Il passato, così come noi l’intendiamo e come lo debbono intender tutti coloro che solo la verità di Dio cercano, è vita, è ritmo creatore, è deposito inesauribile di saggezza che si ritrova tutte le volte che è attualizzato da una nuova esperienza.

Ma è soprattutto realtà vibrante perché vivificata dal soffio perenne della linfa tradizionale.

I moderni considerano invece il passato come una reliquia, di cui lodano la vetustità e intorno a cui si aggirano con una curiosità da fotografi e archeologi: chi di essi la accetta interamente, lo assume su tutta la sua ampiezza, non per cogliervi dei frammenti ed esaltarli, ma per inserirlo nella sua esperienza totalizzandolo creativamente?”…

…”Il passato non è nulla se non è integrato, vissuto, convalidato dalla propria esperienza, dalla propria vita, integrato e risollevato nel grande fremito dell’attualità eterna.

I moderni, invece, quando non vi fòrnicano da ladroni come in una necropoli, gli volgono le spalle contemplando l’ipotetico ‘sole dell’avvenire’, che non splenderà mai perché il futuro non esiste se non come termine inefficace di laboriosa fantasia, miraggio e nulla più, proiezione fallace colorata dallo spasimo della propria insufficienza.

L’incompiutezza di fronte alla Verità, il sentimentalismo incurabile di chi né sa né può portare con sé il peso del mondo assumendolo nell’istante divino, hanno creato il mito dell’avvenire”…

…”Strana speculazione sull’avvenire, che fa dimenticare i tesori del passato e l’immediatezza tangibile del presente, in cui solo si è realmente, con tutti i mondi, nell’unità essenziale del punto, gemma di tutte le gemme, occhio eterno di Dio.

E altro vorremmo dire, ma preferiamo interrompere con queste parole di Zarathustra:

‘Per questi uomini d’oggi io non voglio essere luce né luce chiamarmi. Accecare io li voglio: o fulmine della mia saggezza! saetta i loro occhi!'”