31/10/21 By Andrea

Il linguaggio che inganna la mente

Quanto  importanti sono le parole e quanto, modificare consapevolmente il linguaggio, può permettere di influenzare gli interlocutori?

Molto, moltissimo.

Linguaggio e pensiero cono strettamente connessi e chi conosce queste interconnessioni possiede un super-potere ignorato oggi dai più.

E come ogni “potere” può essere utilizzato per trasformare secondo Verità e con intenti positivi…oppure per ingannare e intrappolare.

Un esempio? 

Distanziamento sociale: parole di enorme impatto psichico e sociale.

Eppure ciò di cui avremmo avuto bisogno, volendo credere totalmente ai dati, era soltanto distanziamento fisico, che è ben altra cosa!

Altro esempio tratto dall’ultimo libro di Diego Fusaro, riferito alla dicitura divieto di assembramento:


“E’ un lemma curioso, invero, quello di “assembramento”: perché – si può domandare – non è stato più semplicemente, in forma anche più comprensibile, appellato “divieto di assemblea”? Per due ragioni fondamentali: 

a) perché sarebbe apparsa immediatamente lampante la violazione della lettera e dello spirito di un diritto costituzionale, il diritto di assemblea (articolo 17 della Costituzione), quello che forse più di tutti distingue, anche visivamente, un regime autoritario da una democrazia; 

b) perché la parola “assembramento”, a differenze di “assemblea”, evoca qualcosa di disordinato e periglioso, che in fondo pare ragionevolmente giustificato vietare. 

Ovviamente, la messa in congedo del diritto di assembramento è spiegata – nihil novi – alla luce e in nome dello stato di emergenza legata al COVID-19, ossia in nome del canonico paradigma biosecuritario. Per trovare qualcosa di sorprendentemente simile al divieto di assembramento posto in essere con l’emergenza epidemica, dobbiamo con verosimiglianza risalire, per quel che concerne la storia italiana, alle infami “leggi fascistissime”. Anche il fascismo impose il divieto di assembramento, presentandolo come una necessità inaggirabile, in particolare volto a proteggere la vita pubblica dello Stato dei pericolosi cospiratori e, si direbbe oggi “complottisti”. 

Nel 2020, invece, fu un virus a rendere plausibile, agli occhi dei più, il divieto di assembramento. Il fascismo prometteva sicurezza impedendo gli assembramenti dei cospiratori. Il nuovo regime sanitario garantisce salute vietando i raduni dei contagiati (cioè di tutti, in quanto potenziali malati asintomatici), magari anche con modalità schiettamente orwelliane come l’ausilio di elicotteri, che dall’alto, stanano e disperdono gli “assembrati”.”

(da “Golpe Globale” di Diego Fusaro)


Deve essere chiaro che ogni parola, ogni elemento costitutivo del linguaggio verbale-digitale, può creare fraintendimenti e difficilmente esaurire il significato del fenomeno a cui si riferisce.

Ma è certo che si può fare il possibile per avvicinarsi alla “verità”.

Così come si può fare il possibile per rovesciare significati e dirottare l’energia emotiva-mentale delle persone verso direzioni volute.

Questo lo si fa da millenni.

Ma, per chi tende a rifugiarsi dietro lo scudo della razionalità e della credibiltà scientifica, ci sono ormai quasi un secolo di ricerche e studi che dimostrano quanto il linguaggio influenzi percezioni e, di conseguenza, comportamenti.

In sintesi, lo scudo non può più reggere: con il linguaggio si influenzano persone.

Chi lo usa in modo distorto, allontanando dal vero e direzionando verso maggiore sofferenza e prigionia è in malafede o inconsapevolmente complice di chi lo è.


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